Le stelle sono oggetti spaziali giganti sotto forma di sfere di gas che emettono luce propria, a differenza dei pianeti, dei satelliti o degli asteroidi, che brillano solo perché riflettono la luce delle stelle. Per molto tempo, gli scienziati non sono riusciti a raggiungere un consenso sul motivo per cui le stelle emettono luce e su quali reazioni nelle loro profondità provocano l'emissione di una così grande quantità di energia.
Storia dello studio delle stelle
Nell'antichità si pensava che le stelle fossero le anime delle persone, esseri viventi o chiodi che reggono il cielo. Hanno fornito molte spiegazioni sul perché le stelle brillano di notte e per molto tempo il Sole è stato considerato un oggetto completamente diverso dalle stelle.
Il problema delle reazioni termiche che si verificano nelle stelle in generale e sul Sole - la stella più vicina a noi - in particolare, preoccupa da tempo gli scienziati di molti settori della scienza. Fisici, chimici, astronomi hanno cercato di capire cosa porta al rilascio di energia termica, accompagnata da potenti radiazioni.
Gli scienziati chimici credevano che le reazioni chimiche esotermiche avvenissero nelle stelle, con conseguente rilascio di una grande quantità di calore. I fisici non erano d'accordo sul fatto che le reazioni tra le sostanze avvengano in questi oggetti spaziali, poiché nessuna reazione potrebbe dare così tanta luce per miliardi di anni.
Quando Mendeleev aprì il suo famoso tavolo, iniziò una nuova era nello studio delle reazioni chimiche: furono trovati elementi radioattivi e presto furono le reazioni del decadimento radioattivo a essere nominate la causa principale della radiazione delle stelle.
La controversia si fermò per un po', poiché quasi tutti gli scienziati riconobbero questa teoria come la più adatta.
Teoria moderna della radiazione stellare
Nel 1903, l'idea già consolidata del perché le stelle brillano e irradiano calore fu capovolta dallo scienziato svedese Svante Arrhenius, che sviluppò la teoria della dissociazione elettrolitica. Secondo la sua teoria, la fonte di energia nelle stelle sono gli atomi di idrogeno, che si combinano tra loro e formano nuclei di elio più pesanti. Questi processi sono causati da una forte pressione del gas, alta densità e temperatura (circa quindici milioni di gradi Celsius) e si verificano nelle regioni interne della stella. Altri scienziati hanno iniziato a studiare questa ipotesi, i quali sono giunti alla conclusione che una tale reazione di fusione è sufficiente per rilasciare la colossale quantità di energia prodotta dalle stelle. È anche probabile che la fusione dell'idrogeno abbia permesso alle stelle di brillare per miliardi di anni.
In alcune stelle la sintesi dell'elio è terminata, ma continuano a brillare finché c'è energia sufficiente.
L'energia rilasciata all'interno delle stelle viene trasferita alle regioni esterne del gas, alla superficie della stella, da dove inizia a irradiarsi sotto forma di luce. Gli scienziati ritengono che i raggi di luce viaggino dai nuclei delle stelle alla superficie per decine o addirittura centinaia di migliaia di anni. Successivamente, la radiazione stellare raggiunge la Terra, il che richiede anche molto tempo. Quindi, la radiazione del Sole raggiunge il nostro pianeta in otto minuti, la luce della seconda stella più vicina Proxima Tsentravra ci raggiunge in più di quattro anni e la luce di molte stelle che si possono vedere ad occhio nudo nel cielo ha viaggiato diverse migliaia o addirittura milioni di anni.